Calo delle nascite in Italia: dati Istat e principali cause

I dati Istat mostrano un continuo e costante calo delle nascite in Italia. Esaminiamo cause e circostanze sociali ed economiche dell’abbassamento del tasso di natalità.

Gli ultimi dati Istat presenti nel rapporto “Natalità e fecondità della popolazione residente” mostra i dati del drastico calo di nascite in Italia negli ultimi anni.

Nel 2016 sono stati iscritti in anagrafe per nascita 473.438 bambini: nell’arco di 8 anni (dal 2008 al 2016) le nascite sono diminuite di oltre 100 mila unità.

Secondo il rapporto il calo riguarda soprattutto le coppie di genitori entrambi italiani: le donne italiane, infatti, sono sempre meno propense a fare figli, e sempre meno sono le donne in età riproduttiva. Diminuiscono lievemente le nascite anche da genitori stranieri.

Figli e matrimoni

Il forte calo di nascita (soprattutto dei primi figli) è strettamente legato ad un calo del numero di matrimoni celebrati nel nostro paese: il picco più basso è stato raggiunto nel 2014, ma già dal 2015 e 2016 si è superata di nuovo la soglia dei 200 mila.

Visto lo stretto connubio tra natalità e matrimonio (il 70% delle nascite avviene da coppie sposate) possiamo pensare che con la crescita delle celebrazioni ci sarà un ridimensionamento del calo del tasso di natalità.

Il numero medio di figli per donna in Italia scende ininterrottamente da quasi un secolo: negli anni venti erano stimati 2,5 figli a donna, nel secondo dopoguerra si scende a 2 e nella generazione del 1976 si arriva a 1,5. Oggi arriviamo a 1,26 figli per donna.

Le cause

Più che la valutazione positiva o negativa del calo, è importante capire è il perché.

Secondo l’Istat le prime cause sono

  • l’invecchiamento della popolazione: il tassi di natalità non compensa quello di mortalità;

Il movimento naturale della popolazione ha registrato un saldo (nati meno morti) negativo per quasi 142 mila unità. Il saldo naturale è positivo per i cittadini stranieri (quasi 63 mila unità), mentre per i residenti italiani il deficit è molto ampio e pari a 204.675 unità

  • preoccupazioni economiche dovute alla crisi: avere un figlio è considerato da molti un lusso, un impegno troppo difficile da mantenere;
  • la società non è adattata alle madri lavoratrici: né all’interno delle famiglie né i servizi esterni sono consoni a far sì che una madre possa mantenere uno status da lavoratrice;
  • nuovo concetto di coppia e di donna: la maternità viene fatta dipendere da valutazioni economiche, temporali, e affettive, non vi sono più obblighi e pressioni su una donna di essere madre e di far dipendere dalla maternità la sua femminilità.

Non bisogna sottovalutare, infine, il fattore tempo: la maternità viene continuamente posticipata e rimandata, siamo giovani sempre più a lungo.