Advergame: quando pubblicità e gioco si fondono per arrivare ai bambini

Cos’è l’advergame, l’insieme di pubblicità e gioco, e come mai si sceglie di influenzare i bambini con la pubblicità?

Uno degli aspetti del marketing che viene sempre più studiato è la pubblicità rivolta ai bambini. In particolare negli ultimi anni sembra che la pubblicità abbia trovato un modo di aggirare ancor più dirtto per rivolgersi ai bambini utilizzando l’advergame, ma cos’è quest’ultimo e perché prende di mira proprio il pubblico più giovane?

Esempio di Advergame di M&M’s

Perchè la pubblicità sceglie di influenzare i bambini?

Rispondiamo innanzitutto alla seconda domanda. È logico che il bambino si trova molto più indifeso di un adulto di fronte alla pubblicità. Questo perché è solamente durante la fase adolescenziale che il bimbo sviluppa la maturità intellettuale che gli consente di distinguere perfettamente la pubblicità e capire che a volte i messaggi possono essere falsati per incentivare l’acquisto. Fino ad una certa età si è invece convinti che qualsiasi cosa esca dalla televisione sia la verità assoluta. Quindi i bambini sono più vulnerabili, cosa abbastanza scontata da dire. Ma in realtà i bambini hanno anche un particolare potere, che è quello di influenzare il genitore. E lo influenzano in due semplici modi:

  • Spesso e volentieri i bambini sono quelli che sono più a contatto con il mondo della pubblicità perché passano più tempo degli adulti di fronte alla tv, con lo smartphone in mano a giocare, e possono quindi essere più aggiornati su mode e tendenze e guidare gli acquisti dei genitori in tal senso.
  • In secondo luogo i bambini dispongono del pester power e del nag factor (potere capriccio e fattore assillo). Cosa significa? Ogni qual volta il bimbo desideri un oggetto e gli venga negato dal genitore attiverà due reazioni: innescherà una serie di capricci volti ad ottenere l’oggetto del desiderio e assillerà il genitore fino all’ottenimento dello stesso. Il risultato sarà che l’adulto per ripristinare il benessere del bambino cederà alla volontà di quest’ultimo concedendogli quello che desidera.

Ecco quindi spiegato come mai le aziende di marketing hanno spesso dei comparti volti a studiare i metodi più efficaci per far arrivare la pubblicità al bambino.

L’advergame: come raggiunge i bambini

Passiamo ora all’advergame. Come avrete letto dal titolo l’advergame è una fusione di due parole: Advertisement (pubblicità) e game (gioco). Con questo stratagemma si fa sì che il bambino entri in contatto con il mondo della pubblicità attraverso il gioco. E perché scegliere proprio quel momento? Semplicemente perché quando l’infante sta giocando è altamente concentrato e quindi ancor più vulnerabile e pronto a ricevere i messaggi pubblcitari. Internet è stato sicuramente utile all’advergame perché ha permesso di collegare ancor di più i bambini con il mondo pubblicitario.
Per fare un esempio molti brand di merendine ipercaloriche utilizzano lo stratagemma della mascotte. Acquistando un prodotto della linea di quel brand si può ricevere uno speciale codice da inserire su internet per accedere a mondi colorati in cui si gioca con la mascotte del brand. Molto spesso vi sono sfide a livelli. Salendo di livello superare le sfide è sempre più arduo e così il bambino si trova di fronte a due incentivi: può voler giocare ancora entrando in competizione con se stesso per arrivare a livelli sempre più difficili o può confrontarsi con gli amici entrando in competizione con questi ultimi.
Il risultato fondamentale è comunque ancor più esposizione pubblicitaria per l’azienda.
Naturalmente nel momento in cui il bambino gioca con la pubblicità non viene però avvisato di star giocando con la stessa (se non qualche rara eccezione) e quindi non si rende conto di quello che sta facendo. Oltretutto entrando su internet e registrandosi sui portali dei giochi online cede anche parte dei suoi dati alle aziende le quali possono quindi monitorare al meglio la fascia di pubblico che riescono ad intercettare.
Uno dei problemi fondamentali dell’advergame è che di solito ad utilizzarlo sono soprattutto brand che producono merendine o altri junk food (cibo spazzatura) e questo va ad aumentare il problema dell’obesità.

Un esempio di advergame di un brand che produce cibo sbazzatura è McDonald’s

Advergame: quali sono le possibili soluzioni?

Quali sono i possibili rimedi per fare in modo che i bambini non siano colpiti da tale fenomeno? Sembrerà banale, ma non potete pretendere che i vostri figli non siano colpiti dalla pubblicità. Tutti ne siamo esposti quotidianamente e per i bambini mangiare una determinata merendina, giocare a certi giochi è anche motivo di socialità. Nulla sarebbe più grave se non negare a vostro figlio qualsiasi diritto di guardare la tv, perché gli togliereste la chance di entrare in contatto e confrontarsi con quello che per lui è il mondo dei pari: gli altri bambini. E allora cosa fare? Tv e pc sì, ma con moderazione. Non cedete a qualsiasi capriccio del bambino, avete visto quanto siano potenti il pester power e il nag factor, e soprattutto non lasciatelo troppo tempo solo davanti alla televisione o al pc.