Recuperato il corpo di Saman, aveva ancora gli stessi abiti

Sarà il DNA a confermare che si tratti della 18enne pachistana

Nella serata di domenica 28 novembre si è completato il recupero del corpo che si presume sia di Saman Abbas, la ragazza pachistana, appena 18enne, scomparsa a Novellara (Reggio Emilia). Il ritrovamento, avvenuto in un casolare abbandonato distante qualche centinaio di metri dall’abitazione della famiglia della ragazza, è avvenuto grazie alle indicazioni fornite dallo zio, Danish Hasnain.

Sepolta a tre metri di profondità

Il corpo della ragazza si trovava sepolto a circa tre metri di profondità ed è stato rinvenuto in buono stato di conservazione, con gli stessi abiti che indossava al momento della scomparsa. Questo particolare, rivelato dal procuratore di Reggio Emilia, Gaetano Calogero Paci, non lascerebbe molti dubbi sulla identità del cadavere. In ogni caso, sarà la prova del DNA a confermare che si tratti realmente dei resti di Saman.

I familiari di Saman a processo

Con il ritrovamento del cadavere si aggrava la posizione dei familiari della ragazza in carcere, ovvero lo zio della ragazza, Danish Hasnain e i due cugini, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, arrestati in Francia e Spagna mentre erano in fuga. Rinviati a giudizio anche il padre di Saman, Shabbar, arrestato in Pakistan due settimane fa e in attesa di essere estradato in Italia, e la madre, Nazia Shaheen, attualmente latitante. Tutti i componenti sono accusati, a vario titolo, di sequestro di persona, omicidio e soppressione di cadavere. Saman sarebbe stata punita per essersi ribellata ad un matrimonio combinato con un suo connazionale.

Il padre di Saman: «Ho ucciso mia figlia per il mio onore»

Il processo nei confronti degli imputati per la morte della ragazza inizierà a febbraio del prossimo anno. Agli atti c’è anche quella che sembra una vera confessione, ovvero l’intercettazione telefonica nel quale si sente il padre di Saman dire ad un parente: “Ho ucciso mia figlia. L’ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore”.

La scintilla, che avrebbe scatenato l’ira omicida del genitore, sarebbe stata una foto postata sui social di un bacio di Saman con il suo fidanzato, il 23enne Saqib Ayub, che attualmente vive sotto protezione, dopo le minacce di morte ricevute in questi anni e che aveva sperato fino alla fine che la ragazza fosse ancora viva.