Mano morta sul bus: è violenza sessuale. La sentenza della Cassazione

Roma: la Cassazione ha confermato la condanna per violenza sessuale nei confronti di un cinquantasettenne palpeggiatore. Emerge davvero una nuova figura di molestatore? E qual è la pena da corrispondere?

La Cassazione ha deciso che mano morte, toccatine e strusciamenti sui mezzi pubblici affollati saranno severamente puniti. La fresca sentenza del 13 Novembre equipara i palpeggiamenti in autobus a una violenza sessuale.

Il “palpeggiatore seriale da trasporto pubblico cittadino” è davvero condannabile per violenza sessuale? Con quali modalità si commette la molestia? È una tipologia di reato? E quali pene irrogare per tali reati?

A riguardo la giurisprudenza e le sue istituzioni si dimostrano titubanti e spaesate. La Cassazione, infatti, continua a far discutere.
Mentre in una recente sentenza stabiliva che masturbarsi in pubblico non è più un reato, e chi lo fa rischia solo una multa, oggi, in attuazione dell’articolo 609 bis, conferma la condanna per violenza sessuale ai danni di un cinquantasettenne.

L’uomo, nel Novembre del 2009, aveva molestato, palpandola, una passeggera a bordo di un autobus cittadino della capitale. La donna denunciava l’accaduto. Sia il Tribunale (2009), sia la Corte d’Appello di Roma (2015) hanno ritenuto l’uomo colpevole del fatto con sentenza num. 51581, nella quale, però, non si specifica l’entità della condanna.
Dunque la Corte, ha respinto il ricorso dell’imputato, confermato la condanna e disposto a carico del colpevole il pagamento delle spese processuali (2000 euro in favore della Cassa delle ammende).

La necessità e il diritto di tutela contro molestie e violenze sessuali subite da uomini e donne è fuori discussione; fare chiarezza e colmare le lacune giuridiche e normative, pure.