Mafia Capitale, il maxi processo spiegato in 5 punti: indagati, sentenze e accuse

Mafia Capitale si conclude con la sentenza per Carminati e Buzzi. Tutto quello che c’è da sapere su Mafia Capitale spiegato in 5 punti.

Il maxi processo per Mafia Capitale si è concluso oggi, 20 luglio 2017, con la condanna per i maggiori imputati. Salvatore Buzzi è stato condannato a 19 anni di carcere, Massimo Carminati ha ricevuto una condanna per 20 anni di reclusione e 11 sono invece gli anni che dovrà scontare Luca Gramazio, ex capogruppo del Pdl in Comune.

Assolti invece 19 imputati che erano stati accusati nel corso del processo di associazione mafiosa. Gli imputati che risultano colpevoli hanno ricevuto una condanna per più di 250 anni di carcere (contro i 500 che venivano chiesti dalla Procura.
Condannati, oltre Carminati, Buzzi e Gramazio a cui sono state date le pene maggiori anche:

  • Mirko Coratti, ex capo dell’assemblea Capitolina (Pd), con una pena di 6 anni;
  • Luca Odevaine, ex responsabile del tavolo per i migranti, condannato a 6 anni e 6 mesi;
  • Ricardo Brugia, presunto braccio destro di Carminati, sconterà 11 anni di reclusione;
  • Franco Panzironi è stato condannato 10 anni di carcere invece (ex Ad di Ama);
  • Tassone, ex sindaco di Ostia, è stato condannato a 5 anni

In aula anche la sindaca di Roma, Virginia Raggi, presente per ascoltare la sentenza della corte. Nella aula di Rebibbia sono accorsi giornalisti da ogni parte del mondo, per assistere alla sentenza di Mafia Capitale.

Mafia Capitale: ecco cosa è successo

Roma, ha inizio giovedì 5 novembre 2015 il maxi processo Mafia Capitale. Nei mesi successivi l’attenzione politica e mediatica è stata rivolta verso il processo su Mafia Capitale legato all’operazione “Mondo di Mezzo”, in cui finiranno alla sbarra 46 imputati. Cos’è Mafia Capitale?

Mafia Capitale è un’organizzazione di stampo mafioso con a capo Massimo Carminati, ex terrorista dei Nar, che fino al 2014 ha corrotto pubblici funzionari ed esponenti politici così da alterare appalti pubblici. Nel processo su Mafia Capitale, quindi, sono stati coinvolti membri della criminalità organizzata, esponenti politici e funzionari pubblici romani.

Il processo su Mafia Capitale si prospetta possa essere molto lungo, e nelle 130 udienze sono state trascritte migliaia di intercettazioni.

Chi è coinvolto in Mafia Capitale? Ecco un approfondimento su Mafia Capitale, in cui analizzeremo i fatti, le conseguenze politiche, gli imputati e i numeri che caratterizzano questo processo.

1) Mafia Capitale: i fatti

È il 2 gennaio del 2014 quando Massimo Carminati viene arrestato in seguito all’operazione “Mondo di Mezzo”. Insieme a lui vengono arrestate altre 37 persone, accusate di aver preso parte ad un’organizzazione mafiosa che controllava Roma attraverso una serie di contatti con politici e funzionari pubblici.

Il nome dell’operazione, «Mondo di Mezzo» (come il mondo fantasy descritto da Tolkien nel “Il signore degli anelli”, prende spunto dalle dichiarazioni dello stesso Carminati che descrive questo posto come il punto di connessione tra il mondo politico “di sopra” e quello criminale “di sotto”.
Nell’operazione vengono arrestati anche altri due esponenti di Mafia Capitale: Salvatore Buzzi, braccio operativo dell’organizzazione, e il presunto custode delle armi, Riccardo Brugia.

Il 4 giugno del 2015, sempre in ambito dell’inchiesta “Mondo di Mezzo”, vengono arrestate altre 44 persone, accusate di far parte dell’organizzazione Mafia Capitale. Tra questi, figura Luca Gramazio, capogruppo PDL presso la Regione Lazio, e Claudio Bolla, Daniele Ozzimo e D. P..

Dopo gli arresti di giugno, arrivano le prime richieste riguardo a uno scioglimento del Comune di Roma per mafia. Le opposizioni chiedono le dimissioni del sindaco Marino e, nonostante le accuse riguardino fatti accaduti nel 2008, il consiglio comunale viene travolto dall’inchiesta.

2) Le accuse

L’accusa per Mafia Capitale è di aver controllato e manipolato l’assegnazione di appalti pubblici e la gestione dei migranti, tramite una serie di legami tra criminalità, affaristi, funzionari pubblici e politici.

Nel dettaglio, gli imputati per Mafia Capitale sono accusati di associazione di stampo mafioso, estorsione, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, riciglaggio di denaro e trasferimento fraudolento di valori. Tra i principali appalti truccati, spicca quello concernente al restauro dell’aula Giulio Cesare del Campidoglio affidato a Fabrizio Amore, uno che secondo le accuse sarebbe l’imprenditore più importante tra quelli coinvolti nell’inchiesta “Mondo di Mezzo”.

Una delle principali fonti di guadagno dell’associazione deriva dalla gestione degli accampamenti Rom siti a Roma e dallo smistamento degli immigrati, come confermato da alcune dichiarazioni di Carminati intercettate dalla polizia:

“Tu hai idea di quanto si guadagni con gli immigrati? Più che con la droga”.

Secondo le accuse, solamente con la gestione ordinaria del campo Rom che si trova nella zona di Castel Romano, Mafia Capitale avrebbe guadagnato circa 2 milioni di euro in un anno. Mafia Capitale non controllava solamente Roma; infatti, grazie ad una politica mafiosa di scambio con il clan dei Mancuso, gestiva anche il Cara di Cropani Marina (KR).

3) Mafia Capitale: Il maxi processo

Il processo ha avuto inizio 5 novembre del 2015, presso l’aula Occorsio del Tribunale di Roma. Tuttavia, i tre imputati più importanti, Carminati, Buzzi e Brugia, sono sono potuti essere presenti in aula per motivi di sicurezza e hanno dovuto assistere al processo direttamente dal loro carcere tramite una videoconferenza.

La prima parte del processo è stata dedicata all’analisi delle questioni preliminari sollevate dagli avvocati e alle istanze di costituzioni delle parti civili. Tra queste, figura quella del Comune di Roma che tramite un documento firmato dal commissario Paolo Tronca si è costituito parte civile.
Nel corso del processo la Procura è stata rappresentata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dai sostituiti Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Testaroli.

Ecco qualche numero del maxi processo su Mafia Capitale:

  • 46 imputati;
  • 282 testimoni;
  • 60 avvocati;
  • 3-4 udienze al giorno, 130 fino a luglio;
  • 100 testate accreditate, più di 80 telecamere.

4) Mafia Capitale, chi sono gli imputati?

L’imputato numero uno è Massimo Carminati, ex membro della Banda della Magliana e capo dell’organizzazione. Carminati è il coordinatore delle attività ed è colui che individua i settori nei quali conviene investire. È l’intermediario tra le organizzazioni criminali e il mondo politico e istituzionale. Una piccola curiosità su Carminati: il suo personaggio è stato intepretato da Scamarcio nel film “Romanzo Criminale” sotto il nome di «Nero».

Il braccio destro di Carminati è Salvatore Buzzi, denominato il “re delle cooperative” di Roma. Accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso, Buzzi manteneva i contatti con politici e funzionari tramite mazzette e tangenti. Si occupava principalmente della pulizia e della gestione delle strutture per gli immigrati. Un altro imputato è Riccardo Brugia, colui che secondo le accuse era incaricato di gestire le estorsioni e le attività di recupero crediti.

Luca Odevaine è l’ex vicecapo di gabinetto di Walter Veltroni ed è accusato di orientare, in cambio di pagamento, le scelte del Tavolo di Coordinamento Nazionale sui richiedenti asilo.

Tra gli altri indagati figurano anche Franco Testa, colui che proponeva “contatti di fiducia” in posti chiave dell’amministrazione, Franco Panzironi, l’ex amministratore di Ama (società che per gli acquirenti era la cassaforte di Mafia Capitale), e Luca Gramazio, accusato di essere uno dei principali referenti dell’organizzazione.

5) Le condanne con rito abbreviato

Alcuni degli imputati sono stati già giudicati tramite il rito abbreviato. Uno di questi è Emilio Gammuto che pochi giorni dopo l’inizio del processo è stato condannato a 5 anni di reclusione con l’aggravante di associazione mafiosa. Tra coloro che hanno richiesto il rito abbreviato c’è anche Emanuela Salvatori, responsabile del Piano Nomadi di Castel Romano. La Salvatori è stata condannata a 4 anni di reclusione e al pagamento di una provvisionale di 20mila euro a beneficio del Comune di Roma.