Inchiesta Mose, che cos’è e cosa è successo a Venezia?

L’inchiesta sul Mose ha portato all’arresto di 35 persone e scatenato una bufera che ha colpito PD e FI. Cerchiamo di capire cos’è e cosa è successo

Oggi tutti i giornali d’Italia non fanno altro che parlare dello scandalo Mose. 25 persone sono state arrestate, 10 sono ai domiciliari. Tra questi ultimi compare anche il Sindaco di Venezia Giorgio Orsini (PD). Altri due provvedimenti sono stati emessi nei confronti dell’ex governatore del Veneto, oggi Senatore, Giancarlo Galan e dell’ex europarlamentare Lia Sartori, entrambi rappresentanti di Forza Italia.

Una seconda Tangentopoli in chiave regionale che coinvolge due dei tre maggiori partiti del Paese e che rischia di “far saltare qualche testa illustre”.
Ma cerchiamo di capire bene cos’è successo.

Mose: che cos’è?
Il Mose (modulo Sperimentale Elettromagnetico) è un sistema realizzato allo scopo di difendere la città di Venezia dall’acqua alta.

L’opera è costituita da dighe mobili, formate da paratoie che in caso di innalzamento del mare riescono a salvaguardare la città bloccando il flusso della marea.

La sua realizzazione è stata autorizzata dal cosiddetto Comitatone del 3 aprile 2003 e i lavori, realizzati dal Consorzio Venezia Nuova, sono iniziati lo stesso anno. Il costo complessivo dell’opera è di 5.493 milioni di euro ed essa dovrebbe essere ultimata nel 2017.

Le indagini
Lo scandalo scoppiato oggi ha radici lontane. Era infatti il 2009 quando la Guardia di Finanza iniziò ad effettuare degli accertamenti sulle società collegate al Consorzio Venezia Nuova. Il primo arresto risale all’anno scorso. Piergiorgio Baita, amministratore delegato della Mantovani Costruzioni, società che partecipava ai lavori del Mose e che tra l’altro oggi è presente tra le aziende per l’Expo di Milano, finì in manette. Gli inquirenti avevano infatti scoperto che Baita, con l’assenso del socio in affari Nicolò Buson, aveva sottratto dei fondi relativi all’opera di salvaguardia di Venezia, portandoli in fondi neri all’estero. Secondo l’accusa, questi soldi sarebbero stati condotti da Claudia Minutillo, segretaria personale dell’ex governatore Galan, a San Marino e consegnati a William Colombelli che li riciclava tramite la propria società Bmc. 20 milioni di euro sono andati a finire in conti esteri per poi andare a riempire le tasche di alcuni politici.

Successivamente, il pool titolare dell’indagine, formato dai Pm Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonino (Dda), ha ordinato l’arresto di Giovanni Mazzacurati, “padre” del Consorzio Venezia Nuova e “padre” del Mose.

Gli arresti
Stamattina, al suo risveglio, Venezia è stata pervasa dallo stupore. 300 finanzieri hanno arrestato 35 persone e sequestrato beni per una cifra pari a 40 milioni di euro.

A spiegare i motivi del blitz è stato il procuratore capo Luigi Delpino che ha affermato:

é venuto alla luce un sistema ben radicato di illegalità ad un certo livello.

Sistema che il procuratore aggiunto Carlo Nordio ha definito:

per molti versi simile se non uguale a quello del 1992, per certi versi più sofisticato: perfino le persone coinvolte sono in parte le stesse.

Insomma l’italia sembra ritornata nella spirare di Tangentopoli.

I fondi neri creati in Svizzera e San Marino, ha spiegato il procuratore Nordio:

sono stati utilizzati per campagne elettorali e, in parte, anche per uso personale da parte di alcuni esponenti politici. Hanno ricevuto elargizioni illegali persone di entrambi gli schieramenti.

I soggetti coinvolti
Molti e soprattutto eccellenti i nomi dei soggetti coinvolti: in primis il sindaco di Venezia Giorgio Orsini, ai domiciliari con l’accusa di finanziamento illecito ai partiti. Ma anche: l’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, il consigliere regionale Giampietro Marchese (PD), Franco Morbiolo presidente del Coveco, cooperativa impegnata nel Mose, il generale in pensione Emilio Spaziante, l’amministratore della Palladio Finanziaria spa Roberto Meneguzzo.
Il provvedimento scattato ai danni del senatore di Forza Italia ed ex presidente della Regione Giancarlo Galan, accusato di aver riscevuto milioni di euro tra il 2005 e il 2008 è attualmente sospeso in attesa dell’autorizzazione di Palazzo Madama.

Secondo l’indagine della Guardia di Finanza il sistema avrebbe prodotto oltre 25 milioni di euro di fondi neri quali ora si è «accertata la destinazione risalendo a responsabilità soggettive».