Il giallo della Iuventa: chat con gli scafisti e accordi con i trafficanti

Il caso della Iuventa si fa sempre più complesso e dopo le chat con gli scafisti arriva anche la testimonianza di un medico della nave.

I giovani volontari della Jugend Rettett, la nave della ong tedesca, cercavano in ogni modo di salvare i migranti, anche andando contro le norme imposte da Roma. I volontari pensavano infatti che dall’Italia non si facesse abbastanza per i migranti e che il nuovo codice di comportamento per il salvataggio in mare non fosse adeguato.

La Jugend Rettett è infatti tra le ong che non hanno firmato il codice e che si sono rifiutate di cambiare il loro modo di agire. Le azioni della Iuventa erano sempre spregiudicate, era tra le navi che si spingeva più avanti e arrivava al filo delle 12 miglia dalla costa libica, sempre in prima linea per effettuare i salvataggi.

La vicenda della Iuventa è molto complessa e al momento la nave è sotto sequestro presso la procura di Trapani. Difatti gli avvenimenti sono molto contorti, ma cercheremo di fare chiarezza.

Cos’è successo?

Al centro del dibattito è una chat WhatsApp attraverso la quale la Iuventa avrebbe avuto segnalazioni direttamente dalla Libia. La procura di Trapani sta infatti indagando proprio su questo punto, dal momento che sembra che attraverso la chat arrivassero le segnalazioni dei gommoni da soccorrere.
Le informazioni al riguardo sono molto confuse e poco chiare, tutto sembra esser stato portato alla luce grazie ad un agente sotto copertura che si sarebbe mischiato all’equipaggio.

A far scattare l’allarme è però il fatto che la Iuventa, la nave più piccola che opera nel Mediterraneo, si trovasse sempre sul posto. Anche nel momento in cui non era stato lanciato l’allarme e l’imbarcazione dei migranti non era ancora in avaria, la Iuventa riusciva comunque ad effettuare il soccorso.

Fondamentali sono state le indagini del poliziotto sotto copertura, a bordo della nave per un anno. Secondo la guardia costiera di Tripoli sarebbero ben tre le occasioni in cui la nave effettuato scambi concordati, restituendo poi la imbarcazioni ai trafficanti.

Scrive il giudice:

Una imbarcazione non identificata ed una motovedetta della Guardia Costiera libica hanno scortato 3 barconi pieni di migranti nella zona di mare al largo della località di Zwara ove stazionava la Iuventa per poi allontanarsi immediatamente dopo l’inizio delle operazioni di imbarco dei migranti a bordo della motonave battente bandiera olandese, modalità che dimostrano inequivocabilmente l’effettuazione di una vera e propria “consegna concordata” di migranti e l’assenza di una situazione di pericolo immediato per i migranti che avrebbe reso necessario un intervento di soccorso in alto mare.

Si sta parlando delle operazioni avvenute il 18 giugno 2017 alle ore 6:15, delle quali la stessa polizia scrive nel rapporto:

Il gommone della Iuventa si è diretto verso le coste libiche e da quei luoghi è sopraggiunta una imbarcazione verosimilmente con trafficanti a bordo; il gommone e il barchino con i presunti trafficanti, dopo essersi incontrati, sono restati affiancati per qualche minuto; dopo qualche istante il gommone si è diretto verso la Iuventa mentre l’altro natante ha proceduto verso le coste libiche; successivamente quest’ultima imbarcazione è riapparsa sullo scenario, “scortando” un gommone carico di migranti ed arrestando la navigazione solo in prossimità della Iuventa. Proprio la dinamica con la quale avveniva questo secondo “viaggio” del barchino consentiva di acquisire piena contezza che le persone a bordo fossero dei trafficanti

Al momento la nave Iuventa rimane sotto sequestro e l’accusa è piuttosto grave: favoreggiamento dell’immigrazione illegale. Nel frattempo Buxelles si è schierata dalla parte dell’Italia ed invitato le ong a firmare il codice di comportamento dell’Italia.